Certamente esiste una predisposizione a carattere ereditario, la debolezza congenita delle pareti delle vene delle gambe, a cui si sovrappongono altre cause: un'attività che obbliga a passare lunghe ore in piedi o in posizione quasi immobile con ridottissimo esercizio fisico, l'indossare indumenti troppo stretti (jeans, stivali, guaine, cinti erniari) che ostacolano la circolazione del sangue di ritorno al cuore dalle estremità inferiori, l'abuso di caffè; del fumo, dell'alcool, la prolungata esposizione immobile al sole.
Per le donne si deve aggiungere la gravidanza.
I disturbi sopra descritti sono l'espressione iniziale di una malattia che possiamo definire «sociale» (1 donna su 3 ed 1 uomo su 15 ne soffre) e cioè l'insufficienza venosa che altro non è se non la parziale incapacità da parte di un distretto circolatorio di assicurare il ritorno verso il cuore del sangue che ha circolato attraverso quel distretto.
Esempi tipici di tale malattia sono le varici.
Esse consistono nella dilatazione e sfiancamento delle vene superficiali con perdita di elasticità.
Il sangue defluisce dall'alto verso il basso, anche per effetto della forza di gravità, con conseguente ristagno ematico ed ulteriore vasodilatazione. La vena appare turgida, simile ad un cordone bluastro.
Compito fondamentale del trattamento dell'insufficienza venosa è quello di eliminare il ristagno e, ove presente, il reflusso.
Terapia
Tra i possibili trattamenti delle varici venose la terapia prioritaria, perché meno fastidiosa e più pratica, è quella terapia contenitiva.
Essa si realizza con un tessuto elastico che avvolge dall'esterno l'arto interessato.
Tale terapia di contenzione può essere attuata sia a scopo preventivo sia a scopo curativo ed in entrambi i casi la calza elastica rappresenta lo strumento più efficace. Infatti la calza elastica «trasmette» la propria elasticità alle vene, impedendone lo sfiancamento ed è in grado di fornire artificialmente una resistenza supplementare alle strutture interessate, stimolando il cosiddetto «cuore periferico», favorendo la contrazione dei muscoli che spremono le vene spingendo il sangue venoso verso il cuore.
Per meglio ottimizzare tale stimolazione è necessaria una maggiore «spremitura» delle vene a livello della caviglia che deve progressivamente diminuire man mano che si risale nella gamba.
La calza deve perciò essere ad elasticità rigorosamente graduata.
Concludendo si può affermare che la calza elastica rappresenta uno strumento estremamente efficace per prevenire e curare l'insufficienza venosa. È ovvio che, poiché la prevenzione sarà tanto più efficace quanto più tempestivo e precoce sarà l'intervento, è necessario impiegare calze elastiche a compressione differenziata prima della comparsa dei segni tipici di questa malattia in modo da evitare o ritardare il più possibile l'insorgenza delle varici.
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uubblicazione del 1982
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