Con il passare del tempo l'insufficienza venosa è andata aumentando di frequenza, man mano che l'uomo ha preso ad usare sempre meno i suoi arti inferiori, dall'andare a cavallo dei secoli passati fino al sedersi per ore su di un’autovettura, come ai giorni nostri, magari con piedi e gambe costretti in calzature inadeguate e dannose (gambali, tacchi troppo alti, ecc.).
La percentuale dei malati (dallo stato prevaricoso alle «vere» varici, alle complicazioni) è molto alta specialmente nei paesi più industrializzati a migliore tenore di vita. Queste affezioni sono ancora abbastanza rare nei popoli che conducono una vita allo stato primitivo in alcuni paesi africani o in estremo oriente: la frequenza aumenta quando questi individui cambiano tenore di vita, per esempio emigrando in paesi «civilizzati».
Per il controllo sanitario, per i presidi necessari, per i giorni di lavoro perduto la società paga un prezzo molto alto, senza contare il valore psicologico ed il peso che oggi anche un disturbo estetico di modico grado può dare urtando il concetto di “efficienza - salute - successo” ai nostri giorni tanto legato al concetto di “bella presenza”.
Per questo oggi più di ieri viene con insistenza richiesto allo specialista di sopperire anche ad inestetismi, cancellandoli, quali le teleangiectasie, lievi dal punto di vista patologico, ma molto gravi dal punto di vista estetico e psicologico specie in alcune giovani pazienti donne che per essi arrivano a limitare la loro vita di relazione o sportiva.
Dagli anni '40 lo sviluppo della Flebologia (branca della Angiologia che studia le vene) ha avuto un grosso sviluppo: si sono precisati i ruoli della chirurgia, della scleroterapia, della loro possibile utilità da sole o in associazione, si sono affinati i mezzi diagnostici sia statici che dinamici dalla flebografia alla scintigrafia, alla flussimetria ad ultrasuoni (effetto Doppler) alla termografia ecc, si sono perfezionati i mezzi di supporto fisici (calze elastiche poliestensive, bende adesive medicate o no), si sono aggiunti nuovi presidi terapeutici chimici (in particolare nuovi potenti farmaci anticoagulanti e fibrinolitici sono venuti ad aiutare validamente nella prevenzione e cura degli accidenti tromboembolici.
I fattori che determinano la comparsa di patologia venosa si possono schematizzare in ereditari ed acquisiti.
Si eredita la predisposizione ad ammalarsi: la trasmissione sembra essere in prevalenza di tipo recessivo (secondo le leggi Mendeliane) e crociata, cioè i figli dalla madre, le figlie dal padre, con predominanza nel sesso femminile.
È il terreno venoso di certi individui che è più facilmente pronto ad ammalarsi per una debolezza congenita del tessuto connettivo nelle sue fibrille elastiche e collagene che forma la parete delle vene e le valvole di queste. Allo stesso modo in alcuni pazienti le complicanze flebitiche sono più facili che in altri: alcune ricerche hanno dimostrato nei primi deficit familiari di fattori umorali (Antitrombina III). In questi soggetti predisposti agiscono con insulti più marcati fattori ormonali, fisiologici e non; per esempio il progesterone deprime il tono parietale e gli estrogeni agirebbero sia sulla parete vasale sia sui globuli rossi, alterando la loro proprietà di deformarsi e rendendone più difficile lo scorrimento.
Questo in sommi capi spiega come modificazioni ormonali della vita della donna possono comportare alterazioni vascolari e come le donne più soggette a sbalzi ormonali sono più facilmente preda di patologia varicosa.
Esempio di questa correlazione sono:
- il senso di tensione e di peso agli arti inferiori nella seconda parte del ciclo mestruale;
- la possibile insorgenza di insufficienza venosa alla pubertà;
- la comparsa o l'aggravamento di patologia venosa durante la gravidanza (con regressione totale o parziale dopo il parto), in menopausa, durante l'uso di contraccettivi estro-progestinici.
Con l'avanzare dell'età lo stesso invecchiamento dell'individuo, comportando una involuzione fisiologica dei tessuti genera indebolimento delle pareti venose con possibile insorgenza di insufficienza del circolo di ritorno.
Sui fattori ereditari in particolare, sull'immancabile invecchiamento in generale, non si può agire in modo preventivo.
È nostro compito cercare di prevenire, ritardare, diminuire l'insorgenza di turbe venose agendo sui fattori acquisiti, che possono scatenare la malattia «varicosa», su un terreno predisposto.
I fattori acquisiti peggiorativi o scatenanti più importanti sono:
1) l'ortostatismo prolungato (cioè lo stare in piedi fermi tipico di alcune categorie professionali) ed altresì lo stare seduti fermi per molte ore.
2) il sovraccarico ponderale: lo spesso pannicolo adiposo costringe le piccole vene sottocutanee e diminuisce il rendimento della pompa muscolare durante il cammino.
3) difetti di appoggio del piede: se la volta piantare non appoggia bene (piede piatto o piede cavo) viene a mancare la fisiologica necessaria spremitura dal basso verso l'alto, che aiuta con la giusta spinta la risalita a partire dal sangue contenuto quasi in un cuscinetto spugnoso appunto nella pianta dei piedi.
Altri fattori potenzialmente scatenanti, sono sforzi ripetuti e violenti tipici di alcune attività sportive; la stipsi cronica, che può agire in alcuni casi per compressione dei vasi a monte, le vene iliache; lo stress durante il quale per turbe neurovegetative si liberano ormoni che agiscono sui fattori della coagulazione e sulla viscosità del sangue.
Ho lasciato per ultimi la citazione di due fattori nocivi di specifico interesse in estate: il sole ed il calore.
È frequente osservare l'apparire di nuove ectasie venose, il disegnarsi di reticoli color rosso vivo o di ragnatele bluastre, il peggiorare di intensità della colorazione bruno scuro marezzata tipica della insufficienza venosa cronica, dopo prolungata esposizione al sole.
Lo sdraiarsi al sole così ricercato per una bella abbronzatura è dannoso secondo due meccanismi.
l) i raggi infrarossi, che riscaldano, provocano direttamente vasodilatazione se non ustioni, mentre i raggi ultravioletti la provocano indirettamente tramite liberazione di istamina.
2) la circolazione venosa di ritorno è ancor più ritardata dalla posizione supina o prona fissa che determina un aumento di pressione della colonna ematica sulle fragili pareti dei vasi dilatati con possibile produzioni di microscopiche lesioni a livello delle cellule che rivestono il lume ed innesco di reazioni di ipercoagulazione con formazione di piccoli trombi che a loro volta peggiorano la stasi in particolare a livello dei vasellini più piccoli. Questi permanendo poi dilatati determinano quelle sgradite teleangiectasie che ritroviamo più numerose dopo una lunga estate al sole.
Un altro meccanismo di «neoformazione vascolare» sarebbe quello dell'apertura di passaggi più diretti tra le arterie e le vene cioè delle anastomosi artero-venose cosicché il sangue può arrivare alle vene con una pressione molto più alta, non essendo stato filtrato attraverso i capillari, e le sfianca trasformandole in varici.
Il calore in particolare determina una vasodilatazione diretta e una indiretta: vasi venosi periferici si dilatano per disperdere calore ed abbassare la temperatura centrale del nostro organismo (meccanismo della termoregolazione).
E' quindi sempre dannosa l'abitudine di coprire le gambe e restare al sole con tutto il resto del corpo, e se proprio ci si vuole abbronzare facciamolo se possibile passeggiando e magari concedendo ai nostri arti le carezze delle onde, che insieme alla contrattura muscolare determinano un provvido massaggio al nostro tessuto sottocutaneo.
Evitiamo poi abiti, pantaloni, guaine e cinture strette perché ogni costrizione è di danno.
Controlliamo e riconosciamo le prime avvisaglie di questa patologia venosa specie se abbiamo ascendenti predisponenti, se compare una stancabilità nuova, un senso di peso o insorgono crampi notturni oppure intermittenti.
La prevenzione e il controllo precoce e metodico sono le armi più sicure per evitare e combattere la patologia da insufficienza venosa.
Ernesta Galgano -angiologo
pubblicazione del 1983
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