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IL BAMBINO SORDO GRAVE

Mercoledì 21 Marzo 2007 12:36
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I professionisti interessati a queste problematiche sono:
- il foniatra, medico specialista, competente della diagnosi e terapia dei disturbi della comunicazione
-il logopedista, operatore diplomato in scuole dirette a fini speciali, competente per lo inquadramento, l'educazione e la rieducazione ..
Fra foniatra e logopedista vi è lo stesso rapporto che esiste tra fisiatra e fisioterapista.
Il soggetto è sordo grave quando l'orecchio migliore presenta le caratteristiche di sordità grave.
Per quanto riguarda la classificazione del grado di ipoacusia si ha la tabella seguente:

perdita uditiva classificazione

25 : 45   dB
45 : 65   dB
65 : 85   dB
85 : 105 dB 
lieve
media
grave
gravissima

Per gli operatori professionali è indispensabile possedere adeguata cultura sul problema della sordità grave e gravissima e sugli aspetti diagnostici e terapeutici, relativamente all'intervento educativo globale, al trattamento dei disturbi della comunicazione e dell'apprendimento, e alla scolarità.

B - TRAGUARDI
I traguardi foniatrici e logopedici da porre prima che il bambino entri nella scuola sono fondamentalmente i seguenti:
a) contenimento delle ansie dei geni tori
b) accertamento e precisazione della
lesione uditiva
c) protesizzazione acustica
d) educazione alla comunicazione
e) educazione al linguaggio verbale
A questi conseguono l'inserimento e l'integrazione scolastica, ed il successivo inserimento ed integrazione lavorativa.
Vediamo, per ogni obiettivo, gli elementi principali.
a) Per i genitori una sordità grave o gravissima del bambino può essere fonte di notevoli ansie che se non vengono adeguatamente contenute possono dar luogo a dinamiche estremamente negative tanto per i genitori ed i familiari quanto per il soggetto stesso.
b) Per quanto concerne l'accertamento e la precisazione della lesione uditiva, con i mezzi diagnostici attuali è possibile valutare in modo obiettivo la capacità uditiva del soggetto fin dai primissimi mesi di vita.
Il rilevare precocemente la sordità riveste fondamentale importanza sia per una protesizzazione acustica precoce, sia per la rilevazione di eventuali deficit associati che possono ostacolare il raggiungimento di una serie di tappe evolutive e sia infine per la realizzazione tempestiva della terapia della comunicazione. Non dobbiamo dimenticare che esiste un calendario biologico che richiede non solo che gli organi sensoriali vengano esercitati, ma anche che essi vengano utilizzati adeguatamente entro un dato tempo.
Ad 8 mesi, per esempio, compare il fenomeno dell'autoascolto; si instaura cioè il controllo retroattivo (feed­back) uditivo sulla propria produzione verbale; è questo il momento in cui inizia la grossa importanza dell'udito per la produzione verbale.
A 18 mesi inizia a diventare prevalente sugli altri un canale comunicativo espressivo per cui in presenza di gravi problemi uditivi se non sono stati presi provvedimenti adeguati - largamente prima dei 18 mesi (possibilmente prima dei 12 mesi)- il canale espressivo principale non sarà più quello verbale fonatorio.
In caso di altre patologie associate, una valutazione circostanziata non può essere completa prima dei 24 mesi. Nel caso però che l'ipoacusia sia associata ad un numero limitato di rischi o alle sole lesioni encefaliche, il risultato è agevolmente ottenibile intorno all'anno.
c) La protesi acustica è un elemento elettronico che permette ai segnali acustici di giungere all'orecchio amplificati.
Il messaggio sonoro non viene amplificato dalla protesi acustica in modo uniforme, ma subisce una serie di distorsioni che ne modificano, talora sostanzialmente, le caratteristiche. La protesizzazione è un processo complesso affidato all'audiologo e all'audioprotesista.
La protesizzazione, indispensabile perchè i sordi gravi possano acquisire il linguaggio verbale, se effettuata precocemente (8-18 mesi) permette l'avviamento dell'adattamento protesico e dell'allenamento percettivo con lo scopo di evitare che il bambino escluda il canale uditivo avvalendosi unicamente degli altri ingressi senso­percettivi.
Ciò è vero soprattutto nel caso di una sordità grave in cui il canale uditivo può rimanere l'ingresso privilegiato della comunicazione linguistico vocale.
d) Per quanto concerne l'educazione alla comunicazione va subito detto che il linguaggio verbale è solo un aspetto della comunicazione.
Per comunicazione si intende lo scambio volontario di messaggi tra due o più persone, in modo globale, attraverso uno o più canali comunicativi secondo i tipi: pragmatico (canale di tipo naturale), analogico (canale di tipo convenzionale, simbolico, poco sofisticato), digitale ( canale di tipo convenzionale, simbolico, molto sofisticato) .
L'evoluzione comunicativa è condizionata da situazioni di interazioni personali, quindi di socialità, ed è anzi la socialità che determina il linguaggio. Quindi un traguardo è avere a 4 anni un bimbo sufficientemente socializzato.
Un'impostazione pedagogica valida è quella di educare il bambino sordo grave come qualsiasi altro bambino. Naturalmente saranno necessari anche accorgimenti pedagogici particolari per la lesione uditiva e la famiglia dovrà ricevere indicazioni specifiche Uno degli obiettivi essenziali è portare il soggetto a comunicare utilizzando sempre i mezzi più efficaci.
E' sulla base di ciò che è nata la filosofia della "total comunication", filosofia e non metodo-dogma rigidamente strutturato. Essa incorpora i modi di comunicazione uditivi, manuali ed orali appropriati per assicurare una comunicazione effettiva per le persone sorde.
Il trattamento di terapia della comunicazione del tipo indiretto (cioè quello svolto dalla famiglia, la scuola e tutti coloro che interagiscono con il bambino, si affianca al trattamento diretto, ben articolato dal punto di vista operativo logopedico e con un numero di sedute settimanali che non va al di sotto di determinati standard (5 sedute alla settimana circa).
Il numero ed il tipo delle sedute logopediche viene stabilito in base al grado di sordità, all'età, all'eventuale iter abilitativo precedente nonché alla collaborazione della famiglia.
A questo proposito è bene sottolineare quanto sia importante mantenere ben distinti i ruoli dei genitori e dei terapisti professionali.
e) Per quanto riguarda l'educazione al linguaggio verbale, l'obiettivo che ci si pone è quello di avere un bambino che a 6-7 anni possieda pressoché tutti i fonemi, possieda un patrimonio verbale di circa 300 parole (che corrisponde ad un decimo del patrimonio verbale del bambino normoudente della stessa età) e che possieda, infine, la struttura sintattica minima della frase nucleare (o più approssimativamente della frase soggetto, verbo, complemento). Peraltro questo traguardo non deve essere raggiunto sacrificando altri elementi quali la stessa comunicazione, la serenità familiare e del bambino, oltre che una corretta educazione.
In tutti gli obiettivi fin qui descritti il foniatra ed il logopedista hanno competenze ben determinate; tali competenze devono fondersi con quelle delle altre due grosse agenzie sociali: la famiglia, come abbiamo già accennato, e la scuola.
L'opera educativa e quella abilitativa sono compiti complessi che variano nel tempo e nello spazio implicando scelte continue.
Relativamente all'obiettivo "inserimento ed integrazione scolastica" va subito fatta una precisazione: ciò che si deve realizzare è un inserimento attivo e cioè l'integrazione e
l' effettiva partecipazione del bambino sordo allo svolgimento del grosso delle attività curriculari. Nell'ambito dell'intervento educativo del bambino affetto da sordità grave o gravissima è assolutamente importante che tutto l'iter scolastico sia accuratamente pianificato e curato.' L'inserimento potrà avvenire in strutture ordinarie oppure presso strutture speciali, dalla scuola d'infanzia alla scuola superiore.
L'eventuale inserimento in asilo nido è indicato solo tardivamente, non prima dei 12 mesi, qualora la madre lavori e non siano possibili altre valide soluzioni.
Quanto alla scelta se asilo nido struttura ordinaria o speciale, non è facile dare risposta anche se ci sembra che la preferenza debba essere per le strutture ordinarie. Nell'ambito dell'asilo nido ordinario è indispensabile il rapporto con i coetanei mentre risulta secondario il ruolo dell'educatore ed inutile l'educatore specializzato.
All'età, poi, di 3 anni è corretto che il bambino sordo venga inserito in scuola materna non solo per stimolare tutta la sfera degli aspetti sociali ma anche per avviare quell'insieme di apprendimenti adatti alla sua età. Successivamente, per quanto concerne il problema dell'età di ammissione alla scuola elementare è bene fare alcune puntualizzazioni: in linea di massima l'età di ammissione dovrebbe essere la stessa dei soggetti normoudenti; se però il soggetto è nato nel secondo semestre, oppure se risulta ai limiti inferiori della norma rispetto ad alcuni parametri evolutivi o, soprattutto, nel caso di bimbi ipoacusici con associato un ritardo cognitivo su base organica, è consigliabile l'ammissione alle scuole elementari un anno dopo, con un altro anno di permanenza in scuola materna o prevedendo un'altra situazione educativa.
Per quanto riguarda la scuola vanno fatte almeno due importanti considerazioni conclusive.
Si è constatato che in Italia la maggior parte dei sordi gravissimi non riesce ad andare oltre la qualifica professionale, e quasi nessuno è in grado di seguire corsi di livello universitario. La competenza verbale è curata dalla scuola in modo insufficiente, non permette la comprensione dei testi universitari, della saggistica e della narrativa.
La mancata padronanza di mezzi linguistici, e quindi la indisponibilità di strumenti di formazione del pensiero impedisce ai più tanto la formazione di un bagaglio culturale organizzato, quanto di compiere le operazioni di logica formale proposizionale proprie del ragionamento ipotetico-deduttivo.
Questo quadro deficitario richiede la impostazione di adeguati programmi per il conseguimento di quei prerequisiti che qui si è inteso indicare come essenziali.

* II presente testo è, per esigenze di spazio, una sintesi della relazione presentata dall'A. al Convegno-Seminario sul "Diritto allo Studio dei portatori di disabilità sensoriali " tenutosi a Genova nella scorsa primavera, i cui Atti sono in corso di pubblicazione.
Come Qualcuno ha scritto, un testo può essere preciso o comprensibile: nell'operare questa sintesi abbiamo optato per la comprensibilità, pur tendendo alla precisione
dell' originale. L'A. non ce ne voglia CIPS

Beatrice Cavalca Cupillo
Foniatra
A cura del CIPS
Via Alghero 1/17
16128 GENOVA
tel 010-582948
Pubblicazione Novembre 1991

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