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Come è fatto l'Intestino?
Lasciando lo stomaco il bolo, cioè il prodotto della digestione,
incontra un tubo lungo circa sei volte l'altezza della persona (9-10 metri);
questo tubo è l'intestino.
Per riuscire a stare nel ventre, è ripiegato su se stesso numerose
volte formando molte anse (circonvoluzioni intestinali); tutto l'insieme
è avvolto da una doppia membrana a sacco (peritoneo) la prima (foglietto
parietale) aderisce alla parete dell'addome l'altra (foglietto viscerale)
si ripiega sull'intestino di cui costituisce la tunica esterna sierosa.
La parete dell'intestino infatti è composta da tre tuniche: quella
esterna che abbiamo appena visto, quella muscolare (mediana) e quella
mucosa (interna).
II foglietto viscerale forma numerose pieghe laminari che vanno a fissarsi
sulla parete addominale e costituiscono l'ancoramento dell'intestino.
Grande importanza sia da un punto di vista meccanico che nutrizionale,
riveste la mucosa dell'intestino che presenta caratteristiche ripiegature
trasversali (valvole conniventi) che aumentano di gran lunga la superficie
intestinale, e sporgenze digitiformi alte 1 mm (villi); tra i villi numerosi
forellini permettono alle ghiandole enteriche di versare nell'intestino
il loro secreto.
Questo lungo tubo viene considerato diviso in due settori:
Intestino tenue e intestino crasso
INTESTINO TENUE
Il nome gli deriva dal suo piccolo diametro (2-3 cm), la lunghezza invece
è ragguardevole (7-8 m)
Si suddivide a sua volta in duodeno, digiuno, ileo.
duodeno: 25 cm circa deriva il nome proprio
dalla sua lunghezza (dodici dita) parte dal piloro e va fino al digiuno.
In esso sfociano i dotti che conducono all'intestino le secrezioni prodotte
da fegato e pancreas; è quindi di grandissima importanza per chi
soffre di stitichezza.
digiuno: 3 m circa deriva il nome dal fatto
che nei cadaveri è quasi sempre vuoto; rappresenta un punto di
transito della massa dal duodeno verso l'ileo.
ileo: 4 m circa deriva il nome dalle molte
pieghe ed avvolgimenti su se stesso (eìleos = avvolgimento)
INTESTINO CRASSO
deriva il nome dal maggior diametro rispetto al tenue (8-9 cm) mentre
la lunghezza è di solo 1,5 m.
A differenza del tenue non presenta nè valvole conniventi nè
villi.
Anche nel crasso si individuano tre parti: cieco, colon e retto.
Cieco: deriva il nome dal fatto che è
a fondo cieco. Infatti l'ileo non si collega con l'intestino crasso in
linea retta, ma al punto di congiungimento tra colon (che prosegue fino
all'ano) e cieco che non ha via di uscita ma termina con l'appendice.
Nel punto di congiungimento è presente una valvola (ileo cecale)
che impedisce alla massa fecale di tornare nell'intestino tenue.
Colon: dalla superficie bozzoluta ha un primo
tratto che sale (sulla destra) fin sotto lo stomaco (colon ascendente)
poi si dirige trasversalmente fin sotto la milza (colon trasverso) e poi
discende (colon discendente) fino a congiungersi con il retto.
retto: è l'ultimo tratto dell'intestino,
circa 25 cm, rappresenta la parte terminale del tubo digerente e collega
il colon all'ano. Questa parte di intestino è molto irrorata dai
vasi sanguigni che creano non pochi problemi a molte persone, ma in particolare
a chi è stitico; infatti qui è localizzato il plesso emorroidario
che così sovente è congesto.
QUALI LE CAUSE DELLA STITICHEZZA?
La stipsi, o stitichezza, può essere definita come una situazione
caratterizzata da evacuazioni poco frequenti (meno di 3 per settimana)
e/o dalla presenza di feci dure ed essiccate e/o da sensazione di incompleto
svuotamento a livello rettale.
Oltre alle cause organiche cioè strettamente legate a qualche cosa
che non funziona nel nostro organismo, possono esserci altri motivi che
ci portano a diventare stitici (stipsi idiopatica):
Nel primo gruppo rientrano tutte le forme legate ad alterazioni anatomiche
dell'intestino (per esempio emorroidi, ragadi fistole, difetti congeniti
di forma e di posizione dell'intestino, neoplasie) e talora di organi
vicini (prostata, apparato genitale femminile). Naturalmente, il trattamento
di queste forme consiste sostanzialmente nella rimozione delle cause determinanti:
di ciò, come è logico, non ci occuperemo in questa sede.
Molto più importante, anche come incidenza percentuale, è
la cosiddetta "stipsi idiopatica", quella cioè non legata
ad alterazioni anatomiche, ma solamente funzionali dell'intestino.
-lo stress e la conseguente tensione nervosa; l'intestino è sensibilissimo
alle variazioni di umore e alle emozioni; quante volte ci è capitato
di dover "correre" perchè eravamo emozionati o avevamo
paura. Il mantenere sempre l'organismo sotto stress quindi fa sì
che l'intestino dopo un po' non riesca a tenere il ritmo e si impigrisca;
-la vita sedentaria contribuisce a peggiorare un eventuale stato di stress;
e spesso le due cose coincidono. Muoversi vuol dire anche far muovere
l'intestino;
-la vita frenetica che non concede pause e... sovente non dà tempo
nemmeno per se stessi con conseguente ritardo nell'evacuazione; ritardo
che poco per volta diventa stitichezza.
-le situazioni ambientali contingenti, per esempio la scarsa disponibilità
di servizi igienici nell'ambiente di lavoro;
-motivazioni psicologiche: fra queste ultime, possono giocare un ruolo
negativo i condizionamenti coercitivi in età pediatrica da parte
di madri preoccupate di ottenere troppo precocemente il controllo della
funzione defecatoria nel bambino.
Spingendosi oltre, si possono riscontrare nell'adulto vere e proprie situazioni
di fobia, in cui il paziente polarizza la propria attenzione sul numero
delle scariche, sulla quantità delle feci emesse, etc. Ne consegue
fatalmente un abuso di lassativi, clisteri, supposte, etc., con il risultato
di rendere la mucosa rettale insensibile alla presenza di feci, e quindi
di cronicizzare irrimediabilmente la situazione;
-l'alimentazione scorretta che spesso è priva o quasi di fibre
grezze mentre è ricchissima di proteine e di grassi.
Purtroppo la cultura alimentare è carente e per molti anni si sono
presentati i cibi super-raffinati come cibi raggiungibili da pochi, quindi
super-desiderati; il risultato è che l'alimentazione media si è
completamente sballata facendo perdere l'abitudine ad alimentarsi con
cibi genuini.
Ancora una volta seguire la moda senza discernimento è stato deleterio
per la comunità.
Le fibre grezze sono indispensabili per un corretto funzionamento dell'intestino;
l'uomo è un animale onnivoro non solo carnivoro e quindi deve mangiare
verdura e frutta in quantità, pane possibilmente integrale ecc
-l'assunzione di medicinali talvolta determina stitichezza; molto frequentemente
colpevoli sono gli psicofarmaci di cui, sovente con un po' di buona volontà,
si potrebbe ridurre il consumo;
-condizioni particolari come la gravidanza sovente inducono stitichezza;
-Il rimanere a lungo a letto senza potersi alzare può determinare
questo disturbo; in alcuni casi gioca una componente psicologica legata
all'utilizzo della padella a cui il paziente chiaramente non è
abituato e che quindi lo "blocca".
PRIMO TRATTAMENTO
In generale, il soggetto che presenta stipsi idiopatica va in primo luogo
rassicurato sul fatto che le riferite alterazioni del funzionamento intestinale
non presentano in generale caratteri tali da doverlo preoccupare, e tanto
meno devono essere considerate una "malattia" od una espressione
di essa. Poi il medico provvederà a dargli i consigli del caso,
molto spesso è sufficiente una corretta alimentazione
SE SOFFRIAMO di STITICHEZZA
è bene che ci teniamo un "diario" e che di tanto in tanto
lo usiamo per una decina di giorni
giorno di osservazione
giorno di osservazione |
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qunte volte ho evacuato |
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le feci si presentavano |
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molto dure |
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normali |
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molli |
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semiliquide |
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nelle
feci c'è muco |
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non ho
evacuato a sufficienza |
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ho avuto
difficoltà nell'evacuare |
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ho avuto
dolori addominali |
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ho avuto
bruciori allo stomaco |
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ho avuto
difficoltà a digerire |
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ho avuto
gonfiore allo stomaco |
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ho usato
lassativi |
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ho usato
antidiarroici |
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ho usato
calmanti per i dolori addominali |
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INTESTINO & ALIMENTI
Quando pensiamo alla digestione e all'assorbimento dei principi nutritivi,
ci viene spontaneo di considerare solo l'azione dello stomaco; nutrizione-stomaco
è un binomio che fa parte della cultura di tutti noi e sovente
dimentichiamo che invece anche l'intestino è estremamente importante
per mantenere un equilibrato apporto di principi attivi.
Lo stomaco infatti con le sue azioni chimiche e meccaniche riduce il bolo
alimentare ad una poltiglia semiliquida (chimo) che non viene immessa
di colpo nell'intestino, ma poco per volta, ad intervalli più o
meno breVi.
Appena una porzione di chimo viene a contatto con la mucosa duodenale
determina la chiusura del piloro (sfintere che separa stomaco da intestino)
e solo dopo un certo intervallo un'altra porzione di chimo potrà
essere immessa nell'intestino e così via fino a svuotamento completo
dello stomaco.
Come avevamo precedentemente visto il pancreas e la cistifellea immettono
le loro secrezioni nell'intestino a livello del tenue; ecco infatti che
per questa ragione appena entrato nel duodeno, il chimo viene aggredito
da bile e succo pancreatico e viene tamponata, ad opera della bile, l'acidità
del materiale arrivato dallo stomaco.
Queste secrezioni unitamente all'azione svolta dalla secrezione delle
ghiandole che hanno lo sbocco tra i villi intestinali e che producono
il succo enterico determinano la definitiva digestione di zuccheri (la
cui aggressione primaria aveva avuto luogo ad opera della saliva), di
proteine (che erano già state parzialmente elaborate nello stomaco)
di grassi (anch'essi già parzialmente idrolizzati nello stomaco
).
I sali contenuti nella bile determinano l'emulsionamento di una gran parte
dei grassi, li suddividono in goccioline estremamente piccole rendendoli
così assorbibili.
Il risultato di tutte le trasformazioni è un liquido lattiginoso,
il chilo, che contiene tutti i prodotti della digestione ormai pronti
per essere assimilati.
Entrano in funzione a questo punto i villi intestinali che permettono
il passaggio del chilo dall'intestino ai vasi sanguigni.
Il villo assume la funzione di una micropompa, aspira dentro di sè
gli elementi nutritivi (zuccheri, proteine, grassi).
I grassi emulsionati così assorbiti vanno a riversarsi nella rete
chilifera che li porta nella cisterna di Pecquet poi al dotto toracico
(grosso canale che risale lungo il tronco fino alla vena succlavia sinistra
(vena del braccio)) e di qui nel sistema circolatorio.
Zuccheri, proteine e grassi idrolizzati penetrano invece direttamente
nei vasi sanguigni e con passaggi successivi giungono alla vena porta
(vena che entra nel fegato); dopo aver attraversato il fegato il sangue
sale direttamente al cuore attraverso la vena cava ascendente.
Quindi nell'intestino tenue tutte le sostanze digerite entrano a far parte
della massa sanguigna.
Nell'intestino restano solo le scorie (sostanze biliari non utilizzate,
materiale non digeribile, minerali, batteri ecc) che ancora ricche di
acqua passano dal tenue al crasso dove l'acqua viene riassorbita in modo
da far assumere alle scorie l'aspetto di feci. Nell'intestino crasso comunque
il materiale fecale viene ancora lavorato ad opera di enzimi, batteri
simbiotici, fermenti ecc che sia permettono il parziale ricupero di prodotti
non precedentemente digeribili (cellulosa ed esempio) sia determinano,
se non ben equilibrati tra di loro, disturbi intestinali quali flatulenza.
Le feci che quindi si formano poco per volta, vengono accumulate nel retto
fino al momento dell'evacuazione (o defecazione).
Da questa breve descrizione dell'attività digestiva dell'intestino
risulta evidente che se l'individuo è stitico, tutto il meccanismo
viene alterato con gravi disagi per la salute, la digestione, l'assorbimento
ecc.
Tali disturbi si manifestano con tensione dell'addome, nausea, irritabilità,
mal di testa ecc. ALIMENTI AD ALTO CONTENUTO
IN FIBRA GREZZA g/100 g di alimento
CEREALI e DERIVATI
Farina di avena 6,0
Farina di frumento integrale 1,8
Farina di orzo 8,0
Fiocchi di avena5,0
LEGUMI
Fagioli freschi 1,8
Fagioli secchi 5,0
Piselli 2,6
Ceci secchi 5,2
Lenticchie 3,9
VERDURE E ORTAGGI
Carciofi 1,4
Cardi 1,6
Cavolfiore 1,6
Foglie di rapa 2,1
Melanzane 1,5
Porri 1,2
Sedano rapa 1,8
Zucca gialla 1,3
FRUTTA FRESCA
Castagne 1,0
Ciliege 1,0
Mele 1,0
Mele cotogne 1,7
Noci2,0 .
FRUTTA SECCA o conservata
Arachidi 2,5
Datteri 7,6
Mandorle dolci 4,2
Nocciole 4,5
Olive verdi1,5
Olive nere 1,9
Pinoli 1,5
Prugne 1,7
DOLCI
Cacao amaro in polvere 5,7
Canditi 1,7
Cioccolato fondente 1,4
Torrone alla mandorla 1,9
Vi proponiamo una tisana (macerato a freddo) di sicuro effetto:
Miscelate:
50 g di Sena
20 g di Frangula
20 g di Liquirizia
1O g di Camomilla
prendetene un cucchiaino di tisana e ponetela a bagno, in una tazza di
acqua fredda; trascorse almeno 8 ore, colate pressando bene l'erba, e
bevete.
Ma attenzione... non scaldate mai !!!!
Se proprio non piace bere la tisana fredda, intiepidite il liquido dopo
aver allontanato le erbe.
altre tisane e... rimedi
Decotto di podofillo (felce quercina): 50 g in un litro di acqua, bollire
30 min; assumere a tazze al mattino
Infuso di semi di lino: 10g di semi in infusione in acqua bollente; bere
a tazze
Infuso di cicoria: 15 g di radici di cicoria; bere un bicchiere la mattina,
senza addolcire
Succo di pomodoro fresco: da bersi il mattino a digiuno (disinfiamma anche
la vescica)
... e... oltre a queste piante, ne prendiamo in esame anche altre che
possono essere utili in caso di stitichezza
CAMOMILLA Matricaria Camomilla L FAMIGLIA:
Asteraceae
PIANTA: erbacea perenne
AMBIENTE: Comune nei prati e nei campi, sui bordi delle strade e vicino
alle case dal mare fino alla mezza montagna
SI USANO: i capolini fioriti
SI RACCOGLIE: in maggio-giugno all'inizio della fioritura (i capolini
raccolti in fioritura avanzata danno un prodotto di scarsa qualità
estetica) staccandoli a mano o con appositi pettini
Devono essere essiccati all'ombra in luogo ventilato.
PRINCIPI ATTIVI: azulene, apigenina
PROPRIETA': sedativo, antispasmodico, emmenagogo, antinfiammatorio, emolliente
USO INTERNO: infuso di 4 g di capolini in 100 di acqua tintura un cucchiaino
dopo i pasti
LA SUA FUNZIONE NELLA TISANA
è quella di bilanciare un po'le contrazioni dovute alle sostanze
attivamente lassative.
ALTRI IMPIEGHI: infuso di 10 g di capolini su 100 di acqua per impacchi
decongestionanti della cute,
infuso di 20 g di capolini su 100 di acqua per dare un riflesso biondo
ai capelli
macerato di 30 g di capolini in 100 g di olio caldo per 15 minuti; colare
ed unire a 100 g di alcool canforato
vino medicato preparato con 100 g di capolini in 1 litro di vino bianco;
lasciare a riposo per una settimana, filtrare
e conservare il vino da assumere a cucchiai in caso di cattiva digestione.
CURIOSITA': per gli Egiziani la camomilla era sacra al Dio Sole Dioscoride
la impiegava per le febbri di Nerone
Nel '700 Lieutand la impiegava nei dolori di gotta.
FINOCCHIO
Foeniculum vulgare M.
FAMIGLIA: Apiaceae (Umbrelliferae)
PIANTA: biennale o perenne
AMBIENTE: cresce dal mare alle zone sub-montane, in luoghi aridi, sulle
rupi o sui muri.
E' abbondantemente coltivato ed utilizzato nell'alimentazione normale
SI USANO: radice e frutti
SI RACCOGLIE la radice in ottobre-novembre, la si monda dalle radichette
laterali, la si conserva divisa in due per lungo, tagliata a pezzi e essiccata
al sole. I frutti si raccolgono in agosto-settembre dopo aver lasciato
essiccare all'ombra le ombrelle
PRINCIPI ATTIVI: fenolo, estragolo, acido caffeico e clorogenico.
PROPRIETA: digestivo, carminativo, diuretico, antispasmodico, blandamente
antisettico
USO INTERNO: infuso di frutti 10g in 100 g di acqua funge da aperitivo,
digestivo e soprattutto evita flatulenza
decotto di radice 20 g in 100 di acqua. bollire per 5 minuti; sviluppa
una certa azione diuretica.
LA SUA FUNZIONE NELLA TISANA è quella di evitare la fermentazione
intestinale e di calmare eventuali spasmi
ALTRI IMPIEGHI: Infuso di frutti, da versare nell'acqua del bagno, per
ottenere un'azione deodorante e stimolante, oppure per lavaggi o impacchi
su palpebre infiammate o per gargarismi in caso di alito cattivo; in cucina
come aromatico nella cottura di pesci, castagne, olive
CURIOSITA': se allevate conigli e li volete particolarmente saporiti,
alcuni giorni prima di ucciderli, date loro da mangiare abbondanti quantità
di finocchio
FRANGULA
Rhamnus Frangula L.
FAMIGLIA: Rhamnaceae
PIANTA: arbusto o piccolo albero (1-4 m) a foglie caduche con corteccia
bruno rossastra.
AMBIENTE: comune nei boschi umidi dell'Italia settentrionale, in pianura
su terreni silicei; arriva fino ai 1000 m.
SI USA: la seconda corteccia (corteccia interna) dei fusti divisa in strisce
e dopo un anno dalla raccolta
SI RACCOGLIE: in maggio-agosto la si essicca e la si divide in strisce.
La si lascia riposare un anno prima di impiegarla.
PRINCIPI ATTIVI: ramnodiastasi, antracenici, tannini, mucillagini
PROPRIETA': cicatrizzante, colagogo, lassativo
USO INTERNO: decotto 4 g di corteccia in 100 g di acqua, bere prima di
coricarsi. E' adatta anche a donne in gravidanza
polvere 1-2 g di corteccia in polvere suddivisi in tre ostie da assumere
prima di coricarsi.
tintura 100 g di corteccia in 500 g di alcool a 20; macerare per una decina
di giorni; assumere 2-4 cucchiaini prima di coricarsi
LA SUA FUNZIONE NELLA TISANA è quella di stimolare le funzioni
dell'intestino aumentando il tono e l'ampiezza dei movimenti.
CURIOSITA': deriva il nome da "frangere" cioè rompere,
infatti è tipico della Frangula avere rami facilmente rompibili.
LIQUIRIZIA
Glycyrrhiza glabra L.
FAMIGLIA: Fabaceae
PIANTA: perenne
AMBIENTE: comune nei luoghi sabbiosi o argillosi vicino al mare
SI USANO: le radici ed il rizoma
SI RACCOGLIE: in Autunno da piante di almeno 3 anni e la si lascia essiccare
al sole
I PRINCIPI ATTIVI più importanti sono: tannini, flavonoidi, estrogeni,
glicirrizina.
PROPRIETA' più significative sono: antispasmodico, depurativo,
digestivo, diuretico, emolliente, espettorante
USO INTERNO: infuso 2 g in 100 g di acqua 1 tazza all'occorenza
tintura: 20 g in 100 g di alcool 20°a macerare per 10 giorni
Si assume a cucchiai
LA SUA FUNZIONE NELLA TISANA è quella di svolgere un'azione antispastica
ed emolliente
ALTRI IMPIEGHI: la liquirizia viene utilizzata molto spesso in caso di
ulcera per calmare i dolori. Come succedaneo della sigaretta vengono masticati
i bastoncini (radici parzialmente decorticate)
CURIOSITA':
Il nome deriva dal greco e significa "radice dolce" L'ac. glicirrizico
in essa contenuto determina aumenti della pressione; per questo motivo
anche i tronchetti di liquirizia vanno mangiati in quantità moderate.
In farmacia si trovano compresse di radice di liquirizia che sono prive
di ac. glicirrizzico e quindi utilizzabili senza difficoltà per
alleviare i disturbi dell'ulcera gastrica.
MALVA
Malva Silvestris L.
FAMIGLIA: Malvaceae
AMBIENTE: zona mediterranea nei luoghi erbosi e lungo le strade
PIANTA: biennale, talora perenne
SI USANO: fiori e foglie
SI RACCOGLIE da giugno a settembre lasciando insieme foglie e fiori che
devono essere essiccati all'ombra in strati sottili in luogo ventilato
conservandoli al riparo della luce.
PRINCIPI ATTIVI: mucillagini, antociani, acido caffeico, potassio, Vitamine
A, B, C, E,
ALTRI IMPIEGHI: decotti per gargarismi, abluzioni anche intime, bagni.
decotto calmante della tosse.
PAPAVERO
Papaver rhoeas L.
FAMIGLIA: Papaveraceae
PIANTA: annuale
AMBIENTE: in pianura, un tempo molto frequente, ora meno diffuso a causa
dei diserbanti selettivi. Lo si trova nelle radure erbose fin o a 1700
m.
SI USANO: i petali
SI RA CCOGLIE: in maggio-luglio disponendo i petali in strati sottili
ed essiccando in corrente d'aria lontano dal sole
PRINCIPI ATTIVI: alcaloidi antocianine
PROPRIETA': antispasmodico, emoIliente, ipnotico, sedativo, sudorifero
USO INTERNO: infuso a basse dosi 5 g in 150g di acqua (alte quantità
potrebbero essere pericolose) come rilassante, antispasmodico,
LA SUA FUNZIONE NELLA TISANA è quella di coadiuvare il finocchio
nell'evitare dolori addominali e di rilassare il soggetto stitico che
normalmente è anche nervoso e irrequieto.
ALTRI IMPIEGHI:
come cosmetico per l'azione calmante degli estratti dei fiori nelle eritrosi
e nei rossori della pelle
RABARBARO
Rheum rhabarbarum L.
FAMIGLIA: Poligonaceae
AMBIENTE: tipico della Cina nord-occidentale è coltivato in Europa
PIANTA: perenne
SI USA: il rizoma (fusto strisciante)
SI RACCOGLIE: in autunno, si priva delle radici si decortica e si essicca
PRINCIPI ATTIVI: antrachinonici, glucosidi (uno con azione estrogena)
PROPRIETA': digestivo, colagogo, lassativo. Non conviene somministrarlo
in gravidanza, a chi soffre di emorroidi e/o di calcoli
USO INTERNO: decotto di 5g di rizoma in 100g di acqua da assumersi la
sera. E' bene non utilizzare le foglie che sono potenzialmente tossiche
LA SUA FUNZIONE NELLA TISANA: è quella di aumentare la secrezione
biliare con conseguente maggior movimento dell'intestino. ALTRI IMPIEGHI:
digestivo nell'industria dei liquori e correttore del sapore (ha un gusto
decisamente amaro).
CURIOSITA': è originario del Tibet e della Cina. Nell'antichità
i medici lo apprezzavano molto ma fino al XVIII fu importato e quindi
essendo una droga rara era riservata a chi era molto ricco
SENA
Cassia Angustifolia V.
FAMIGLIA: Cesalpinioideae
PIANTA: arbusto perenne
AMBIENTE: regioni sub-desertiche
SI USANO: le foglioline (impropriamente considerate foglie) e i frutti
(legumi simili al baccello di acacia)
SI RACCOGLIE: a fine estate
PRINCIPI ATTIVI: antrachinoni, aloe, modina, reina, mucillagini
PROPRIETA': forte lassativo che agisce diminuendo il riassorbimento dell'acqua
contenuta nelle feci e stimolando le contrazioni intestinali
USO INTERNO: infuso o macerato in quantità non elevate (soprattutto
per l'infuso) per evitare dolori addominali
tintura 20 g di foglioline in 100 g di alcool 20° a macerare per una
settimana; se ne assumono da 1 a 3 cucchiaini al giorno
LA SUA FUNZIONE NELLA TISANA è quella di determinare contrazioni
dell'intestino e conseguente evacuazione.
La tisana deve essere eseguita rigorosamente a freddo se la quantità
di sena nella miscela è molto elevata.
CONTROINDICAZIONI: non deve mai essere impiegata in caso di infiammazioni
intestinali, emorroidarie o renali.
CURIOSITA': originaria della Somalia e dello Yemen fu introdotta in medicina
dai medici arabi che la usavano soprattutto per i bambini e le donne in
gravidanza.
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