IL PORTIERE UN MESTIERE DIFFICILE

Giovedì 31 Maggio 2007 10:49
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A questo punto crediamo non interessi ad alcuno se il portiere para o meno, ma importa invece sapere quali funzioni neuro-fisiologiche egli abbia attivato, fra gli attimi che precedono il tiro ed il suo tentativo di parata.
In rapida successione accade questo.
Prima che il pallone sia calciato, il sistema nervoso del portiere è sollecitato, attraverso la funzione visiva ed indipendentemente dalla sua coscienza, da un processo senso-percettivo che gli fornisce precise indicazioni.
I tipi di addestramento
Di conseguenza le osservazioni fin qui fatte sollecitano spunti relativi alla preparazione del portiere che, relativamente alla nostra esperienza, deve perseguire:
L'addestramento senso-percettivo;
L'allenamento fisico-atletico ed il perfezionamento tecnico;
L'allenamento tattico.

L'addestramento senso-percettivo
Nello svolgimento di esercitazioni senso-percettive, l'attenzione del portiere non deve essere rivolta quindi alla sola-palla che prima di essere calciata, non fornisce elementi di analisi obiettiva sulla sua successiva traiettoria.
Di contro, essa deve essere mobilitata sul contesto più ampio palla-calciatore in quanto, l'informazione significativa sulla parabola che eseguirà la palla è già presente nella gestualità di colui che la sta calciando.
E' il calciatore, infatti, che "comunica" al portiere involontariamente (o volontariamente se intende compiere una finta) la presunta direzione che intende dare alla palla.
La necessità di allenarsi perseguendo questo obbiettivo è determinata dal fatto che gli attimi che precedono il tiro non sono "letti" con processo cosciente (troppo lento per essere efficace), ma attraverso un' attività visuo-motoria automatica ed incosciente che attiva una risposta perfettamente correlata allo stimolo (il giocatore che calcia). Questo significa che se un giocatore compie una finta perfetta, per il portiere non ci sarà scampo.
Nella prassi quotidiana, accade spesso però, che il portiere si confronti quasi solamente con il proprio preparatore (in vero aiutato anche dal secondo e dal terzo portiere) che, dopo qualche tempo non ha più molte "frecce" al suo arco per attuare tiri difficili da interpretare.
Di conseguenza questo aspetto della preparazione, secondo noi determinante ai fini della prestazione ottimale, diviene sempre meno rilevante venendosi ad esaurire i contenuti percettivi.

L'allenamento fisico-atletico ed il perfezionamento tecnico
Sono compresi nella preparazione fisica speciale (PFSIe) gli esercizi in cui il portiere è chiamato ad intervenire sollecitato da uno stimolo rappresentato dalla sola-palla (esempi: portiere di spalle rispetto all'allenatore, si gira di 1800 e cerca d'impattare la palla lanciata normalmente con le mani in varie direzioni; oppure, tentativi di parata su palloni che sbucano improvvisamente da sotto un tendone, o da sopra una barriera, etc.).
Queste esercitazioni possono sembrare specificatamente tecniche, in realtà assumono un significato allenativo molto diverso rispetto a quelle precedenti, in quanto addestrano a rispondere ad informazioni (quando il portiere non vede partire la palla dai piedi del tiratore) che non corrispondono, in linea di massima, a quelle riscontrabili comunemente nella realtà del gioco.
A tal proposito possiamo chiederci se vi sia una correlazione diretta fra la capacità di reagire agli stimoli forniti dalla sola-palla e quelli forniti dall'insieme palla-calciatore.
Non è così scontato, infatti, che un atleta attento e veloce a fermare una palla che vede all'improvviso, lo sia altrettanto nell' eventualità di parare un pallone calciato da un giocatore, in quanto la risposta motoria che ne deriva è attivata da presupposti cognitivi diversi.

L'allenamento tattico
L'atteggiamento tattico del portiere noi lo riconduciamo al risultato di un "calcolo di previsione" (il tentativo di prevedere quello che accadrà da lì a poco). Questo concetto, proprio perché sottende un aspetto simbolico ci conferma che i problemi tattici devono anche essere affrontati coscientemente.
La differenza fra l'allenamento percettivo-motorio e quello tattico di previsione, sta nel fatto che il primo si risolve solamente con la pratica sul campo, mentre il secondo deve essere affrontato sia sul campo che cercando soluzioni attraverso apprendimenti teorici.
Infatti, le problematiche tattiche che si affrontano durante il gioco, risultano più facilmente abbordabili se la preparazione alla partita viene fatta anche sulla base della conoscenza, usufruendo di video-filmati, mettendo a frutto l'esperienza pratica acquisita nelle gare precedenti oppure, attraverso il ragionamento ed il confronto con il proprio tecnico ed i compagni.
Le modalità tattiche individuali offrono, inoltre, un vantaggio indiscutibile al portiere, in quanto se sono attuate con efficacia possono anche condizionare grandemente il giocatore avversario, non consentendogli di agire nel pieno controllo delle sue abilità e, quindi, con la reale possibilità di indurlo in errore.

Riccardo Capanna
Titolare Cattedra di Giochi Sportivi I.S.E.F. di Genova
Pubblicazione Novembre 1995