CALVIZIE

Domenica 30 Aprile 2006 12:05
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Ma si è dovuto attendere sino al XIX secolo, per arrivare all'ipotesi dell'ereditarietà come possibile agente causale della calvizie. E poi un altro secolo ancora perché l'anatomista statunitense Hamilton, nel 1942, ne chiarisse esattamente le cause e i meccanismi. L'entità e l'evoluzione della calvizie dipendono essenzialmente dall'interazione di tre fattori: ormoni, predisposizione genetica ed età. Viene anche coniato un nuovo termine scientifico: alopecia androgenetica. E’ l'inizio di un nuovo approccio terapeutico al problema della calvizie, un problema le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

Prima ancora che venisse loro riconosciuto l'attributo di carattere sessuale secondario, addirittura prima che ne venisse pienamente sperimentata l'originaria funzione termoisolante, i capelli, pur non svolgendo alcuna funzione vitale, hanno sempre avuto un'enorme importanza. Ai primordi dell'evoluzione della specie, anteriormente alla scoperta di tutti gli strumenti che l'uomo ha saputo inventare per tagliarli, pettinarli, lisciarli, arricciarli o profumarli, per oltre un milione di anni i capelli hanno rappresentato il «segnale» proprio della specie umana, l'elemento discriminante di differenziazione rispetto agli altri primati superiori.
Oggi come ieri, l'immagine di una chioma folta e fluente è tutt'ora vissuta da parte della donna come simbolo della sua femminilità, così come per l'uomo rappresenta ancora l'emblema della propria virilità. Mentre la perdita dei capelli, quale ne sia la causa o l'origine, non cessa di risvegliare nell'uomo, come nella donna, rifiuti e timori ancestrali, che molto spesso vanno nettamente al di là dell'aspetto puramente razionale del problema.
Ancor oggi, alla luce del significato che i capelli continuano a rivestire come riflesso dell'immagine di sè, l'individuo calvo è tutt'ora propenso a vivere la sua calvizie in termini negativi. Egli tende quindi a sentirsi estremamente rassicurato, quando il medico si rivela disponibile a recepire un suo problema di calvizie anche solo incipiente. Analogamente rassicurante è per lui il rapporto con il farmacista che mostri di non voler affatto sottovalutare l'importanza di questo suo problema.
Le aspettative del paziente nei confronti del medico vanno infatti ben al di là dell'opportunità di ricercare un'eventuale patologia associata alla perdita dei capelli. Così come, nei confronti del farmacista, non si limitano al voler tentare di soddisfare il forte bisogno che lo stesso paziente ha di essere tranquillizzato.
Il che è pienamente giustificabile. Se è vero che l'intervento terapeutico deve in primo luogo essere in grado di distinguere le forme riconducibili a fattori «dermatologici» rispetto a quelli riferibili a malattie sistemiche, è altrettanto vero che gli studi più recenti in materia hanno ampiamente dimostrato un dato inconfutabile: le possibilità di ricrescita dei capelli sono strettamente correlate sia alla tempestività che alla continuità dell'intervento terapeutico. Occorre quindi che il medico, come pure il farmacista, possano disporre di tutti gli strumenti conoscitivi necessari per rispondere al meglio alle esigenze ed ai problemi sollevati dai pazienti affetti da calvizie.

L'opportunità di nuovi aggiornamenti sulle diverse tematiche legate ai vari aspetti psicologici, patologici e terapeutici connessi al problema della calvizie assume oggi un carattere di particolare attualità.
Anche nel nostro paese infatti, dovrebbe essere ormai imminente la registrazione del primo farmaco etico specificamente indicato nella terapia della calvizie.
La sua scoperta, avvenuta nei laboratori di ricerca Upjohn, non si è limitata a consentire un significativo passo avanti nella terapia della calvizie comune. La possibilità di dimostrare per la prima volta, su basi scientifiche, l'efficacia di una sostanza valida per il trattamento dell'alopecia androgenetica, ha infatti fornito nuovi stimoli all'approfondimento della conoscenza dei processi biologici che regolano la vita del capello.
Da un punto di vista strettamente anatomico, i capelli sono degli annessi del cuoio capelluto, non diversi dai peli del corpo, ma con una capacità di crescita notevolmente maggiore. I capelli sono formati da una parte libera, il fusto, che sporge dalla superficie della testa, e da una radice, detta bulbo, saldamente impiantata nel cuoio capelluto, che termina alla sua estremità con un rigonfiamento. La radice è contenuta in una specie di sacchetto, il follicolo pilifero, ed è rivestita da un involucro detto guaina.
I follicoli piliferi sono completamente formati su tutta la superficie corporea già a partire dalla 20a settimana di vita intrauterina, dando origine ad una peluria sottile, relativamente lunga e non pigmentata denominata lanugo, che generalmente scompare tra la 32a e la 36a settimana di gestazione. Dopo la perdita della lanugo, nel feto iniziano a svilupparsi peli di tipo vellus, sottili e corti. Solitamente si tratta di una peluria non pigmentata, presente su tutte le aree del corpo ad esclusione delle superfici palmari, plantari e di quelle che posseggono radici di tipo terminale. I peli terminali sono più ruvidi, pigmentati, relativamente più lunghi e midollati.
Nell'uomo, il 90% della peluria presente sul torace, sulle braccia e sulle gambe è di tipo terminale, mentre nella donna la loro presenza non supera il 45%. La terminologia medica più aggiornata definisce i capelli come peli intermedi, in quanto mostrano una morfologia di tipo intermedio tra la peluria di tipo vellus e quella di tipo terminale.
Rispetto ai peli del resto del corpo, i capelli mostrano una capacità di crescita notevolmente maggiore. Quanto al cuoio capelluto, quest'ultimo differisce dal resto della pelle per l'abbondanza di ampi follicoli piliferi che producono fusti di capello lunghi e robusti, tutti con ghiandole sebacee ampie. Inoltre, le reti di fibre nervose e di vasi sanguigni intimamente connesse con il follicolo sono estremamente complesse.
II fusto del capello, un lungo cilindro di cellule cheratinizzate, si erge verso l'esterno della radice impiantata nel follicolo.
Operando una sezione trasversale o longitudinale del fusto, se ne riconoscono tre strati concentrici nettamente diversi tra loro. La cuticola, guaina protettiva formata da scaglie cellulari cheratinose disposte l'una sull'altra come le tegole di un tetto, riveste e protegge lo strato sottostante. La corteccia, composta da cellule fusiformi strettamente serrate tra loro e da un addensato di pigmento, costituisce la parte preponderante del fusto del capello ed è largamente responsabile delle sue proprietà meccaniche (elasticità, morbidezza, coefficiente di attrito). Il midollo, composto da una sostanza gelatinosa e trasparente ricca di acqua, nel pelo degli animali occupa più del 50% del diametro del fusto ed ha importanti proprietà di termoregolazione per gli spazi d'aria che contiene. Nell'uomo il midollo si presenta invece lungo il fusto in maniera spesso solo intermittente, e non mostra di avere alcuna funzione specifica.
Si potrebbe quindi supporre che nell'uomo il capello abbia effettivamente perduto la sua primitiva funzione di fattore termoisolante destinata a mantenere costante la temperatura del capo. Ha però mantenuto la sue caratteristiche di fibra estremamente forte: se per rompere un capello sano occorre un peso variabile tra i 50 grammi e i 100 grammi, l'intera capigliatura di un individuo adulto normale può arrivare a sopportare sino a un peso di 12 tonnellate. Il ciclo di vita del capello rappresenta un affascinante processo di rinascita che va ad aggiungere nuovi significati ai tanti che gli vengono attribuiti. Il capello infatti nasce, vive e muore secondo un ciclo che, in condizioni normali, torna a ripetersi più e più volte nell'arco dell'esistenza.
Il bambino alla nascita, solitamente presenta una massa che arriva sino a 1.200 capelli per centimetro quadrato.
Nel giro di 10 anni, questi capelli sono destinati a diventare almeno duecentomila, forti e robusti; lisci se il fusto è cilindrico, mossi o decisamente ricci se la sezione del fusto è ellittica. Nell'individuo adulto il tasso di crescita del capello è pari a circa 1-2 centimetri al mese: evitando di tagliarli, nel giro di 6 anni i capelli possono tranquillamente superare il metro di lunghezza. Il ritmo di crescita è più elevato tra i 15 e i 30 anni, più lento dopo i 50, più marcato nella donna che nell'uomo.
La capigliatura di un adulto normale è solitamente composta da 100-150 mila capelli il cui ciclo vitale (che nell'uomo si aggira intorno ai 3-4 anni e nella donna è di circa 6 anni) attraversa delle fasi ben precise.
Una prima fase che dura dai 3 ai 5 anni, detta anagen, corrisponde ad un processo di crescita attiva che coinvolge di regola il 90% dei follicoli del cuoio capelluto. A questa subentra una fase di riposo, catagen, che dura solitamente non più di due settimane, in cui la crescita si arresta. Il capello entra infine nella fase telogen, di «morte», che si conclude con la sue espulsione verso l'esterno da parte di un nuovo capello in fase anagen.
Considerando che ogni follicolo nel corso di un'esistenza produce mediamente circa 20 capelli, una perdita di 50-100 capelli al giorno è da considerarsi un normale fatto fisiologico.
Il vero problema inizia quando il normale ciclo di vita del capello va progressivamente rallentando e cadono più capelli di quanti non ne ricrescano. In assenza di una terapia adeguata la predisposizione a perdere i capelli, già determinata geneticamente al momento della nascita, è destinata a divenire un fenomeno irreversibile. Le forme patologiche che si accompagnano alla caduta dei capelli vengono definite con il termine alopecia, dal greco alopex che significa volpe, animale soggetto a periodica perdita del suo pelo. Le diverse forme di alopecia vengono distinte in congenite e acquisite. Queste ultime, a loro volta, vengono suddivise in cicatriziali e non cicatriziali.
Per quanto riguarda la terapia delle forme cicatriziali, questa sarà possibile solo nelle forme sintomatiche, col tentare di arrestarne l'evoluzione, curando la malattia che è all' origine dell' alopecia stessa.
ALOPECIE CONGENITE
Tipologie principali
Moniletrix il fusto del capello è nodoso e fragile, con un'alternanza regolare di noduli e zone ristrette. Il midollo è assente.
Pili torti i capelli sono appiattiti e, a intervalli regolari, ruotati di 180° attorno al loro asse longitudinale
Sindrome di Netherton o dei capelli a bambous, con una invaginazione della parte distale in quella prossimale (tricoressi invaginata)
Tricoressi nodosa il fusto presenta dei nodi, dove la corteccia si presenta gonfia e sollevata da fessure longitudinali, con rottura del fusto.

ALOPECIE ACQUISITE CICATRIZIALI
Cause
Fisiche :Ustioni; congelamento; raggi X
Chimiche: Acidi;, alcali
Infettive Fungino: favo, kerion
Batteriche: follicolite decalvante; foruncolo
Spirocheta: sifilide
Virali: herpes simplex; zooster
Malattie sintomatiche: Lupus eritematoso (discoide)
Lichen Planus (pilaris; atrofico) Sarcoidosi
Scleroderma (distrettuale, sistemico) Cheloide
Pseudopelade (Brocq)
(da G. Ionnides)

ALOPECIE ACQUISITE non CICATRIZIALI
Cause
A. Diagnosi differenziale di capelli che vengono fuori «dalla radice»
Alopecia androgenetica
Telogen effluvium
Alopecia aerata
Perdita di capelli dovuta a contraccettivi orali
- in corso di assunzione di contraccettivi orali
- dopo la cessazione di contraccettivi orali
Alopecia sifilitica
B. Diagnosi differenziale di rottura
Tinea capitis
Anomalie nella struttura del fusto pilifero
Tricoressi nodosa
Rottura dovuta a cura impropria dei capelli e/o cosmetici
Tricotillamania
Arresto in anagen
(da Vera H. Price)

L'arresto della crescita del capello in fase anagen può essere correlata anche all'uso di farmaci antitumorali, a stati di malnutrizione proteica, a deficienza di elementi minerali (classiche le alopecie diffuse delle anemie ferroprive). Le alopecie post-infettive da tifo, scarlattina, etc. si manifestano 2-3 mesi dall'insorgenza della malattia e regrediscono spontaneamente dopo pochi mesi. Perdite profuse di capelli con il prematuro e simultaneo passaggio di un largo numero di follicoli alla fase telogen, in cui il capello muore, si hanno anche dopo un rialzo termico molto elevato, un severo intervento chirurgico o un grave shock psicologico, e rientrano tutte nel vasto capitolo del telogen effluvium.
Da ricordare, inoltre, l'alopecia post-partum o puerperale, che si manifesta in genere 3 mesi dopo il parto e che può essere aggravata dall'allattamento; come tutte le forme di telogen effluvium, ha una buona prognosi. Tra le varie alopecie caratterizzate da un contemporaneo aumento dei capelli in fase telogen vanno inoltre ricordate quelle da causa endocrina: classiche le alopecie da ipotiroidismo con capelli secchi, fragili, opachi e rari, associate a una pelle squamosa, spessa, infiltrata, e quelle da medicamenti quali l'eparina, la cumarina, la tiourea, la carbamazepina, il litio, l'indometacina e alte dosi di vitamina A.
Tra le diverse forme di alopecia, il problema più rilevante è indubbiamente rappresentato dall'alopecia androgenetica, o calvizie comune, considerata un processo del tutto irreversibile sino alla scoperta del Regaine. Definita anche «calvizie ippocratica», è presente, oltre che nella specie umana, anche in animali superiori quali lo scimpanzè e l'orango, mentre non è osservabile nelle scimmie inferiori e negli altri animali ai gradini inferiori della scala zoologica. L'alopecia androgenetica può essere considerata come un processo di invecchiamento fisiologico, che obbedisce ad un determinismo ormonale: azione degli androgeni sui follicoli piliferi geneticamente predisposti alla calvizie sia nell'uomo che nella donna, per una eredità autosomica dominante. Tale affezione risulta da una abbreviazione della fase anagen con una conversione telogen precoce (telogen effluvium), con una rapidità di evoluzione variabile da soggetto a soggetto e geneticamente determinata, sempre più lenta nella donna che nell'uomo. Nell'uomo la perdita dei capelli, spesso apprezzabile gia a partire dai 20 anni, è diffusa e tende a concentrarsi particolarmente nelle aree temporali e al vertice, con graduale recessione temporale e formazione della tipica linea frontale a M. Nella donna, in cui l'alopecia androgenetica ha la stessa base ormonale e genetica che negli uomini, la perdita dei capelli è meno grave, e raramente determina una calvizie totale. L'assottigliamento dei capelli, che può insorgere a partire dalla pubertà, è graduale e diffuso, spesso più accentuato in regione frontale; non si verifica però, a differenza degli uomini, la recessione frontale o bitemporale. La linea frontale rimane conservata.
CAPELLI e PSICHE
Sono sempre più numerosi gli Autori che riconoscono l'esistenza di una correlazione tra psiche e capelli nella maggior parte dei quadri di caduta dei capelli. Poiché la cute rappresenta in primo luogo una barriera che separa l'individuo da tutto ciò che lo circonda, spesso può esprimere nella sua patologia di facciata, sia essa da causa esterna o interna, una relazione più o meno stretta con fattori di ordine psicologico.
In questo rapporto tra cute e psiche, i capelli hanno sempre rappresentato un carattere simbolico che va dal mito della forza e dell'aggressività, fino al segno della differenziazione sessuale. La preoccupazione per i capelli, e più ancora l'angoscia di poterli perdere, appaiono elementi determinati da una sorta di archetipo culturale molto radicato, che collega sia la potenza maschile che il fascino femminile al possesso ed alla bellezza di una folta capigliatura.
I riferimenti ai capelli sono infatti innumerevoli nella storia come nel mito: praticamente non esiste cultura che non abbia i propri. «Linea di forza dell'universo» per le antiche religioni induiste, nella cultura ebraica e nella tradizione paleocristiana i capelli rappresentano un simbolo di forza, di energia, di fertilità. Se per i monaci orientali il cranio rasato è simbolo di castità e celibato, per i religiosi del mondo occidentale la tonsura diventa affermazione di umiltà.
Una gran massa di capelli costituisce il degno patrimonio di un sovrano. Non a caso l'appellativo «Cesare», o «Kaiser», o «Zar», attribuito nel corso dei secoli ai grandi condottieri, ha sempre lo stesso significato: «dai lunghi capelli».
Per la donna, i capelli si affermano invece come emblema di fertilità, sia pure casta e virtuosa. Lady Godiva, moglie fedele e pudica, può sottrarsi allo sguardo indiscreto dei suoi concittadini grazie alla ricchezza della sua fulgida chioma. Ma alle donne di facili costumi, cosi come alle suore o alle vedove, i capelli vengono invece tagliati, quasi a simboleggiare una sessualità loro negata.
L'immagine proposta dalla costante ricrescita dei capelli, simbolo dell'incessante rigenerarsi dell'energia vitale, continua ad essere caricata di superstizioni, tabù e significati rituali di ogni genere. La mancanza di capelli seguita ancora a risvegliare reazioni negative, di rifiuto.
Proprio per il valore simbolico attribuito da sempre al possesso di una chioma folta e fluente, la storia del rapporto dell'uomo con i suoi capelli ha fatto si che molti Autori abbiano potuto parlare delle alopecie come espressione somatica di una nevrosi. L'incubo della caduta dei capelli può arrivare ad assumere un rilievo psichiatrico in grado di causare stati depressivi anche gravi, quando non addirittura tentativi di suicidio.
I diversi tipi di classificazione di queste manifestazioni psicocutanee ne hanno sempre distinto due diversi gruppi. Nel primo, definito gruppo primario, accanto alle patomimie caratterizzate dal bisogno di simulare una malattia anche al prezzo di una automutilazione sono state messe in risalto le parassitofobie, le escoriazioni nevrotiche e le alopecie caratterizzate da tricotillomania: il vizio cioè, tanto negli adulti quanto nei bambini, di tirarsi i capelli come scarico di una tensione emotiva vista sia come fatto autopunitivo, che come fatto appagante similmasturbatorio. Nel vasto gruppo secondario, implicante più o meno fortemente fattori psicogeni, tutti gli Autori hanno sottolineato, accanto all'orticaria cronica e ai vari pruriti più o meno generali, anche la presenza dell'alopecia areata, proprio per le sue implicazioni sia psicologiche che auto-immunitarie, che in definitiva potrebbero rappresentare i primi esempi di una nuova materia: la psico-immunologia.
I PRODOTTI COSMETICI
Il primo miracoloso rimedio contro la caduta dei capelli di cui si abbia notizia risale a circa 4.000 anni fa. Esiste un antico papiro egiziano che riporta istruzioni ben precise: ogni sera, unzioni del cuoio capelluto con una mistura composta di grasso di serpente, leone, ippopotamo, coccodrillo e anatra, il tutto in parti uguali. Dalle alchimie medioevali ai sistemi moderni più sofisticati, ai ritrovati cosmetologici più costosi, l'uomo ha sempre tentato di tutto. Superati i grassi e le brillantine sopravvissute sino agli anni '40, oggi i preparati cosmetici per capelli tendono piuttosto a ridurre l'eccessiva produzione di grasso del cuoio capelluto.
Non potendo agire sul meccanismo ormonale che è la causa più frequente della calvizie, anche i moderni preparati cosmetici non possono certamente portare alla ricrescita dei capelli. Esplicando un'azione detergente equilibrata, e tentando di stimolare in vari modi il normale ciclo di crescita dei capelli, possono però riuscire a contenerne la caduta.
L'INTERVENTO CHIRURGICO
Le modalità di intervento chirurgico possono essere le più diverse, dalle più tradizionali alle più avveniristiche. L'innesto a isole consiste nel trapianto di innesti di capelli prelevati con uno strumento a forma di punzone nella regione occipitale e apposti nella zona della calvizie, dopo aver creato con un analogo strumento dei fori di ampiezza opportuna a ricevere gli innesti. In media, per vedere una ricrescita sono necessari circa 3 mesi. Se non viene eseguito perfettamente, può però produrre una serie di ciuffi piuttosto antiestetici, con un effetto che viene definito a «capelli di bambola». La rotazione dei lembi consiste invece nello spostare, con varie tecniche chirurgiche, dei lembi di pelle più o meno vasti dalle zone folte a quelle glabre. L'intervento è piuttosto complesso, e può essere effettuato solo su pazienti selezionati. Per avere buoni risultati occorrono due o anche tre operazioni. Accade però che, negli angoli di rotazione dei lembi, la pelle si sollevi formando delle piegature definite a «orecchio di cane», e che i capelli conservino l'orientamento che avevano nella zona originaria, dando un aspetto piuttosto innaturale alla capigliatura.
L'innesto di capelli artificiali comporta l'innesto di ciocche artificiali di capelli attraverso chirurgia plastica. Si tratta di un intervento delicato e costoso, che presenta diversi inconvenienti. Tra questi, la possibilità che si manifestino granulomi di origine infiammatoria. I capelli artificiali presentano inoltre una percentuale annua di caduta che si aggira intorno al 20-30%.
Tra i metodi più moderni, esiste un sistema di recentissima introduzione che si avvale dell'uso dei cosiddetti «skin expanders». Per circa un mese, occorre adattarsi a mantenere una sorta di palloncini inseriti chirurgicamente sotto il cuoio capelluto. Il loro scopo è quello di far crescere un eccesso di cute che, una volta eliminati i palloncini con un nuovo intervento chirurgico, verrà poi fatta ruotare a lembi per ricoprire le aree calve.
Le speranze più recenti sembrano puntare sul mid-laser, per il momento ancora in fase di sperimentazione. Si tratta di un particolare raggio di luce che, penetrando nel cuoio capelluto, sembra in grado di potenziare il processo metabolico del testosterone e, quindi, di riattivare la funzionalità del bulbo pilifero.
I FARMACI
Nel lungo e difficile trattamento della calvizie sono stati impiegati, con risultati più o meno soddisfacenti, i farmaci più diversi: antiandrogeni come il ciproterone acetato, il progesterone per uso topico, gli estrogeni, la cimetidina e lo spironolattone.
Sono poi allo studio come possibili agenti anticalvizie altre sostanze farmacologiche quali l'acido transretinoico, il viprostol o la ciclosporina, farmaco attualmente impiegato per impedire il rigetto nei trapianti. Ma si tratta di studi ad uno stadio del tutto sperimentale e preliminare, per i quali oggi è decisamente prematuro poter esprimere un parere.
Il progresso più significativo registrato nella terapia della alopecia androgenetica è indubbiamente rappresentato dal minoxidil, cui va attribuito un ruolo di primo piano proprio per le importanti implicazioni terapeutiche della sua attività farmacologica di più recente scoperta. Inizialmente impiegato per un'indicazione del tutto diversa, l'ipertensione arteriosa, approfondite ricerche cliniche condotte su oltre 4.000 pazienti calvi hanno infatti consentito di accertarne nuove proprietà terapeutiche come stimolatore della ricrescita dei capelli.
Per la prima volta, dalle ricerche condotte in campo medico è scaturita la possibilità di attuare un'efficace terapia farmacologica, specifica per la cura della calvizie.
La scoperta del principio attivo destinato a diventare il primo farmaco contro la calvizie risale aglin anni '60. I primissimi studi, condotti negli Stati Uniti su diverse sostanze a struttura molecolare simile, avevano infatti portato alla sintesi di un nuovo farmaco all'inizio del 1963. Poiché le sperimentazioni iniziali, condotte su diverse specie di animali da laboratorio, avevano mostrato come tale farmaco fosse in grado di abbassare in misura significativa la pressione arteriosa, veniva dato l'avvio ad un programma di studi preclinici e clinici conclusisi, nel gennaio del 1968, con la formalizzazione della richiesta di registrazione di una nuova specialità medicinale alla Food and Drug Administration. Nel novembre 1979, dopo una lunga serie di accurate ricerche cliniche, la F.D.A. approvava la richiesta di registrazione del farmaco, sotto forma di compresse per via orale, per il trattamento dell'ipertensione arteriosa.
Nel corso delle sperimentazioni i ricercatori avevano però notato, nei soggetti trattati, la comparsa di un effetto collaterale particolare, l'ipertricosi, con una maggiore presenza di peluria soprattutto in corrispondenza delle tempie. Tale effetto, chiaramente dipendente dalle caratteristiche dei singoli pazienti e dalla durata del trattamento antipertensivo, rappresento a questo punto un nuovo elemento di stimolo per i ricercatori. Nel 1983 veniva pertanto avviato un nuovo programma di sperimentazioni cliniche tese a valutare l'efficacia del farmaco in soluzione per uso topico sul cuoio capelluto, come stimolatore della crescita dei capelli. Sulla base dei risultati ottenuti, a partire dal 1985 negli Stati Uniti e in numerosi altri paesi del mondo, l'Italia compresa, veniva inoltrata formale richiesta di registrazione del primo farmaco specificamente indicato per il trattamento dell' alopecia androgenetica.

Storia di un principio attivo
Marzo 1963 Scoperta del minoxidil (U-10858) presso i laboratori di ricerca Upjohn di Kalamazoo (U.S.A.).
Inizio delle prime sperimentazioni nella terapia dell'ipertensione.
Gennaio 1968 Avvio delle pratiche di registrazione del nuovo farmaco antipertensivo alla Food and Drug Administration.
Febbraio 1971 Un numero crescente di studi clinici indica l'insorgenza di fenomeni di ipertricosi.
Dicembre 1971 Notifica alla Food and Drug Administration della frequenza di tali fenomeni.
Novembre 1979 La Food and Drug Administration approva la domanda di registrazione del farmaco in compresse per via orale nel trattamento dell'ipertensione arteriosa con il nome di Loniten.
Gennaio 1983 Inizio degli studi sul minoxidil in soluzione topica come stimolatore della crescita dei capelli.
Dicembre 1985 Avvio delle pratiche di registrazione della soluzione topica nel trattamento della alopecia androgenetica negli U.S.A. e in altri paesi.
Ottobre 1986 Il Canada è il primo paese al mondo ad autorizzare la registrazione della soluzione anticalvizie con il nome di Regaine.
La Upjohn ottiene la registrazione del Regaine anche in numerosi paesi europei tra cui Belgio, Francia, Spagna, Irlanda e Olanda.

Il nuovo farmaco anticalvizie in soluzione per uso topico può considerarsi a tutti gli effetti il capostipite di una nuova classe terapeutica: gli stimolatori della crescita dei capelli.
La soluzione si presenta come un liquido chiaro e incolore, in cui il principio attivo è presente ad una concentrazione pari a 20 mg per ml. L'applicazione 2 volte al giorno di 1 ml di soluzione sull'area calva del cuoio capelluto di pazienti affetti da alopecia androgenetica arresta la caduta dei capelli e ne stimola la ricrescita, senza provocare effetti dannosi. Infatti, contrariamente a quanto accade dopo la somministrazione orale, che induce un assorbimento quasi completo del farmaco nel tratto gastro-intestinale, l'assorbimento della soluzione per uso topico è pari, mediamente, solo all'1,4% della dose applicata (0,28 ml). Di conseguenza, gli effetti farmacologici sistemici (quali la riduzione della pressione arteriosa) rilevabili con l'impiego della sostanza somministrata per via orale, risultano praticamente assenti dopo l'applicazione della soluzione al 2% per uso topico.
L'effetto terapeutico della soluzione si manifesta in modo evidente dopo circa 4-6 mesi dall'inizio del trattamento, con risultati variabili in funzione dell'età del soggetto, del tempo di evoluzione del processo di perdita dei capelli e delle caratteristiche specifiche dei singoli pazienti. Alla sospensione del farmaco, l'effetto terapeutico permane per circa altri 3-4 mesi, dopo di che il paziente può tornare allo stato antecedente al trattamento. I risultati degli studi condotti hanno dimostrato che i pazienti che meglio rispondono alla terapia sono quelli classificati come affetti da calvizie di tipo III vertex, IV o V della scala di Hamilton modificata.
Negli studi con Regaine, la maggior parte dei pazienti è stata classificata come affetta da calvizie di tipo III vertex, IV o V delia scala di Hamilton modificata.
In media, i pazienti con un' area calva al vertice di diametro inferiore ai 10 cm. hanno inoltre dimostrato risultati migliori di quelli con un'area calva di diametro maggiore.
Assume quindi particolare importanza il fatto di operare un'adeguata selezione sia dei pazienti che del loro tipo di calvizie, al fine di poter stabilire quali siano i «candidati ideali» per la migliore riuscita della terapia anticalvizie.
Nel campo delle affezioni dermatologiche, sono pochi i farmaci in grado di potersi basare su una piattaforma scientifica altrettanto valida, men che meno in materia di terapia dell' alopecia androgenetica. Le sperimentazioni cliniche effettuate in 27 centri degli Stati Uniti concordano con quanto emerso da 25 centri distribuiti in diversi paesi europei. I risultati, ottenuti in base a diversi parametri che comprendono sia l'età del paziente che la durata e l'estensione della calvizie, possono essere così sintetizzati:
- età del paziente: si è avuta una ricrescita dei capelli da moderata a densa tra i1 54% (età uguale o inferiore ai 30 anni) e i1 26% (età compresa tra i 40 e i 49 anni) dei pazienti trattati;
- durata della calvizie: si è avuta una ricrescita dei capelli da moderata a densa in una percentuale di pazienti compresa tra il 55% (tempo di evoluzione della calvizie uguale o inferiore a 5 anni) e i1 26% (tempo di evoluzione della calvizie da 16 a 26 anni);
- diametro iniziale dell' area alopecica: una ricrescita di capelli da moderata a densa si è avuta in valori compresi tra il 54% (diametro uguale o minore di 5 cm) e il 34% (diametro sino a 15 cm ).
Quanto alla sicurezza d'impiego della soluzione per uso topico, gli studi condotti hanno riportato rari casi di ipertricosi e crescita di peli anche in sedi diverse dal cuoio capelluto (volto, spalle): si tratta di un inconveniente legato ad un'eccessiva applicazione del prodotto o alla sua applicazione in sedi sbagliate.
L'alta percentuale di soggetti che hanno risposto positivamente alla soluzione indica comunque la validità di Regaine, l'unico in grado di consentire un'effettiva possibilità di ricrescita dei capelli, quindi l'unico in grado di soddisfare la grande quantità di persone alle prese con il problema dell'alopecia androgenetica.
Alla luce dell'enorme importanza che l'uomo ha sempre attribuito all'immagine della capigliatura, oggi forse ancor più che in passato la calvizie rappresenta un'anomalia che il paziente tende a vivere in termini fortemente negativi, al punto da arrivare a coinvolgere persino la patologia psichiatrica. La sempre maggiore diffusione del problema ha dato origine a nuovi indirizzi di studio sia sul piano interdisciplinare (dermatologia, fisiopatologia, psicologia, psichiatria della calvizie ... ), che sul piano della ricerca farmacologica.
Proprio da quest'ultima si aprono oggi nuove prospettive terapeutiche, con la scoperta e l'introduzione anche nel nostro paese del primo farmaco specificamente indicato per la terapia della calvizie. Gli studi condotti in tutto il mondo ne hanno dimostrato la proprietà di arrestare la caduta dei capelli e di stimolare la ricrescita di peli terminali (non vellus) nell'alopecia androgenetica, in assenza di effetti secondari di entità rilevante.
La crescita si rivela più marcata nel corso dei primi 4-6 mesi di terapia; l'effetto tende a scomparire a qualche mese di distanza dalla sospensione del trattamento; l'efficacia si rivela strettamente correlata sia all'età del soggetto, che alla durata e all'estensione della calvizie. Per conseguire e mantenere nel tempo buoni risultati terapeutici, occorre quindi che la terapia farmacologica dell'alopecia androgenetica venga attuata in modo tempestivo e continuativo.

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pubblicazione del 1987