Tra queste ultime si inserisce a pieno diritto un'infezione che colpisce sia l'apparato genitale maschile che femminile e che è causata da un virus definito con la sigla HPV (human papilloma virus). In un'altra parte dell'articolo verranno affrontate le caratteristiche e le modalità di diffusione dell'infezione. Qui ci interessa esaminare brevemente come una malattia infettiva genitale diffusa ma non grave possa interferire sulle abitudini sessuali della coppia in cui uno o entrambi i partners siano affetti.
In genere si tratta di coppie stabili (coniugate o non) con una "normale" attività sessuale che vengono a conoscenza del fatto che l'infezione che ha colpito uno o entrambi i partners ha una trasmissione prevalentemente sessuale: questo si accompagna per lo più o a un atteggiamento di incredulità (spesso non esiste sintomatologia specifica) o ad idee di tradimento che riguardano il partner. E' difficile accettare che il contatto con il virus può essere avvenuto anche molto tempo prima e che per qualche ragione, ad esempio immunitaria, la conseguenza di ciò si sia ad un tratto manifestata. In ogni caso anche quando viene fatta una corretta informazione, si preferisce commentare poco la questione e, possibilmente, rimuoverla. Il trattamento dell'infezione può essere diverso a seconda dei casi, più o meno lungo, esige il ricorso ad un metodo contraccettivo obbligato (profilattico) e costringe ad un controllo periodico nel tempo.
Tutto ciò finisce per determinare un cambiamento nelle abitudini sessuali di quella coppia; in diversi studi che sono stati condotti in questo senso, si è dimostrato che dopo la diagnosi circa la metà delle coppie denuncia un peggioramento della qualità del rapporto sessuale e quasi il 20% sospende addirittura l'attività sessuale. Anche la metà delle coppie che dichiara di aver mantenuto rapporti soddisfacenti dopo la diagnosi di HPV, ammette che ciò avviene in misura minore rispetto a prima e spesso si tratta di coppie che usavano il profilattico come contraccettivo di scelta anche in precedenza. La durata dei rapporti subisce una riduzione e la fase postcoitale sembra essere quella più compromessa a causa della sensazione di impurità. Si osserva parallelamente un maggior ricorso alle modalità tradizionali del rapporto sessuale unitamente alla tendenza ad abbandonare le pratiche orali od anali.
Che cosa se ne può dedurre? Innanzitutto che il constatare che il sesso può costituire motivo di infezione, di malattia evoca fantasie legate all'annosa questione sesso-colpa-punizione su cui monta gran parte della morale corrente; l' esempio più eclatante lo si è avuto con l' AIDS che ha riproposto a livello mondiale il tema della punizione divina nei confronti di una sessualità libera e liberata. In secondo luogo, anche di fronte ad un evento patologico assai più banale come l'infezione da HPV, la relazione psicologica finisce per essere turbata per l'emergere di idee di tradimento (riproponendo così il tema della infedeltà quale specchio delle proprie insicurezze) oper l' instaurarsi di problemi sessuali in uno oentrambi i partners.
Il medico dunque, che si trova ad affrontare una questione clinica apparentemente soltanto organica come quella di cui abbiamo discusso, ricordi che non bisogna mai sottovalutare gli aspetti psicologici che essa trascina con sé e che pertanto è estremamente importante il modo in cui viene fatta informazione e sensibilizzazione scientifica.
Sono stati individuati 68 tipi di HPV che differiscono tra loro nel corredo genetico. Di questi ben 23 producono lesioni in sede genitale. L'importanza che viene attribuita a tali virus è dovuta al ruolo che essi hanno nella insorgenza di tumori del tratto genitale femminile e maschile. In particolare, alcuni HPV sono considerati ad "alto rischio", altri a "rischio intermedio", altri a "basso rischio" di causare tumori. Tra quelli ad alto rischio ci sono gli HPV 16, 18, 45, 66 (i numeri servono a distinguere i 68 tipi di virus che vengono individuati con tecniche di tipizzazione.) Questi tipi sono stati isolati da forme tumorali del tratto genitale inferiore soprattutto femminile. L'infezione da HPV nel tratto genitale viene distinta in clinica, subclinica e latente. L' infezione clinica si manifesta con i condilomi acuminati che sono piccole formazioni papillari, multiple, a forma di piccole creste, localizzate in aree umide, specie in quelle esposte all'attrito del coito. L'infezione subclinica è rappresentata dai condilomi piatti che costituiscono la forma più frequente di infezione della cervice uterina prodotta da HPV. La diagnosi è difficile ed è possibile solo mediante l'uso del colposcopio. L'infezione latente è caratterizzata dal fatto che il virus può scomparire, vinto dalle difese dell' organismo, oppure rimanere latente per lunghi periodi di tempo. Le donne che evidenziano il virus in stato di latenza (tramite tecniche di laboratorio piuttosto complesse) devono essere controllate nel tempo, in quanto rischiano di sviluppare una patologia tumorale.
Negli ultimi anni l'infezione clinica è molto aumentata ma anche la forma subclinica non è da meno, e questo a causa dell'aumento della promiscuità sessuale, della diminuzione dell' età del primo rapporto e dell'abolizione del preservativo a favore della contraccezione ormonale. Per quanto riguarda la modalità di trasmissione, si deve rilevare che la via sessuale è la modalità più comune e l'infezione clinica (che produce i condilomi acuminati) è più contagiosa di quella subclinica (che causa i condilomi piatti, individuabili con la colposcopia). Seppur raramente è possibile la trasmissione del virus attraverso la biancheria o al momento del parto in madri infette.
Come si individua una infezione da HPV
Con lo striscio cervico-vaginale, in quanto vi sono aspetti tipici delle cellule che rivelano l'infezione, anche se la normalità di uno striscio non esclude la presenza di questi virus; con la colposcopia che è il metodo indispensabile per diagnosticare l' infezione subclinica; con la tipizzazione del DNA che consente di individuare il ceppo preciso di HPV (ricordiamo che vi sono tipi di HPV come il16 e il18 ad alto rischio oncogeno).
Tutto ciò suggerisce l'utilità di controlli ginecologici periodici (rivolti esclusivamente alla coppia) al fine di evitare inutili allarmismi.
Sandro Viglino Federica Farinella -ginecologi
pubblicazione del 1994
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