In pochi anni, intorno a noi, è cambiato quasi tutto: i concetti di spazio e tempo, i valori in cui credere e a cui ci avevano educato, i rapporti con i propri familiari e con gli amici, gli ideali, le scelte professionali, i divertimenti, i rapporti uomo-donna, il sesso. Certamente: anche il modo di vivere la propria sessualità è cambiato. Non possiamo certo disconoscere che cosa hanno significato i movimenti «femministi» degli ultimi anni, le manifestazioni organizzate dagli omosessuali non più ghettizzati, la diffusione della contraccezione, il fenomeno dell'aborto regolamentato dalle leggi e sottratto alla clandestinità, la legge sui divorzio e molti altri esempi ancora. Eppure, nonostante il progresso tecnologico, nonostante quasi tutti abbiano in casa un piccolo computer o si divertano con strumenti tecnologici sempre più d'avanguardia, non ci si è ancora liberati dal disagio, dall'imbarazzo che ci coglie quando parliamo seriamente di sesso. I «tabù» sessuali (vocabolo etimologicamente inesistente, nato dalla fantasia delle generazioni precedenti per indicare quanto c'era di magico e di proibito insieme in isole lontane dell'altro emisfero dove l'amore libero era la vita) purtroppo restano. A conferma di ciò stanno i casi sempre più numerosi e sempre più in prima pagina di violenze sessuali (ivi compreso il fenomeno mostruoso della violenza sui minori), il dilagare della pornografia più deteriore (vero paradiso economico per chi la produce), l'assenza assoluta di educazione sessuale nelle scuole e molti altri esempi ancora.
D'altra parte questo atteggiamento nei confronti del sesso l'hanno tenuto anche tutti coloro (medici e psicologi) che in passato hanno affrontato l'argomento. La prima loro occupazione fu infatti quella di dare un preciso carattere di scientificità alle loro affermazioni quasi per cercare protezione nel grembo rassicurante della madre Scienza e per non esporsi alle critiche e alle accuse di immoralità dei contemporanei. In effetti ancora oggi trattare di sesso o convincere la Scienza, ed in particolare la Medicina Ufficiale, ad occuparsi di sessualità non è agevole, specie in un Paese come il nostro ancora molto condizionato sul piano morale e religioso. In realtà si è perfettamente consapevoli che una sessualità vissuta male condiziona, a volte pesantemente, la vita del singolo o della coppia o del nucleo familiare, ma, nonostante ciò, si preferisce ignorare, rimuovere.
Esiste una branca della Medicina (in senso lato), la Sessuologia che, pur nella ricerca affannosa di una sua identità ancora non del tutto individuata, cerca di identificare, di analizzare e, se possibile, risolvere il disagio sessuale che, molto più frequentemente di quel che si pensa, affligge molti di noi. La Sessuologia è una strana scienza che per operare prende a prestito le esperienze di altre discipline quali la Psicologia, la Ginecologia, l'Endocrinologia, l' Andrologia, l'Antropologia, la Sociologia ecc. Il primo che introdusse il termine di «sessuologia» fu Bloch (Sexualwissenschaft, 1913) seguito poi da molti altri studiosi di varie nazionalità che cercarono in seguito di definire sempre meglio i confini, gli obiettivi e i metodi di questa disciplina. Attualmente esistono in Italia diversi Centri (universitari e non) e Società scientifiche che accomunano medici e psicologi nello studio della Sessuologia. Una domanda che spesso viene posta è: qual'è, in pratica, il compito del «sessuologo»? Possiamo rispondere che si tratta di un operatore (medico o psicologo) che studia la sessualità nei suoi aspetti fisiologici e patologici. E che cosa dunque intendiamo per «sessualità»? Molte potrebbero essere le definizioni ma volendone fornire una che comprenda tutti gli aspetti che definiscono tale concetto, si potrebbe affermare che sessualità è un insieme strutturato di elementi anatomici, fisiologici, psicologici e sociali.
Fino a circa dieci anni or sono, ad occuparsi della sessualità era in primo luogo il codice penale ma nel 1975 (è l'epoca in cui cominciano a fiorire in Italia i Consultori familiari, si inizia a parlare manifestamente di procreazione responsabile, di problematiche di coppia ecc.) l'Organizzazione Mondiale della Sanità codifica, attraverso un rapporto tecnico, il concetto di salute sessuale, oltre a tutta una serie di corollari che lo completano; in tale documento si afferma: «La salute sessuale risulta dalla integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intelligenti e sociali dell'essere sessuato che consentono la valorizzazione della personalità, della comunicazione e dell'amore» . Se, come reputiamo, non esiste benessere psico-fisico se non si vive bene la propria sessualità, ne consegue che il raggiungimento della salute sessuale così come enunciato dall'OMS non è un fine di facile realizzazione. I ritmi della vita di oggi, la quantità di segnali e richiami sessuali che viaggiano attraverso i mezzi di comunicazione, un malinteso senso del proprio erotismo, la difficoltà a comunicare nell' ambito della coppia, l'assoluta assenza a ritrovare semplici regole di educazione sessuale perchè ancora oggi la scuola rifiuta anacronisticamente di farsene carico, fanno sì che la nostra sessualità venga spesso lasciata al predominio del nostro istinto, del nostro egoismo e narcisismo.
Ecco dunque che anche in questo caso assume valore il discorso preventivo; prevenzione che dev'essere fatta a tre livelli:
A) attraverso il contributo e la collaborazione della scuola innanzi tutto, ma anche delle associazioni culturali, dei circoli e dei luoghi di lavoro, oltre ovviamente all'opera dei Consultori familiari, arrivare ad individuare un «comportamento sessuale e riproduttivo in armonia con un'etica sociale e personale» onde impedire l'insorgenza di disturbi sessuali.
B) Servendosi della capacità e degli strumenti clinici dell' operatore cercare di identificare nella persona che vi si rivolge il tipo e la natura del disagio sessuale al fine di individuare e quantificare l'esigenza di risolverlo e far ritrovare una condizione sessuale soddisfacente.
C) riabilitazione di coloro che per diverse condizioni (malattie, traumi, interventi chirurgici, invecchiamento, handicaps ecc.) presentano una funzione sessuale compromessa.
E’ evidente che la realizzazione di tali fini preventivi è possibile soltanto attraverso una sensibilizzazione e una collaborazione con tutte le strutture sociali e sanitarie che hanno l'opportunità di osservare i bisogni e le eventuali patologie della comunità (ricordiamo a questo proposito il ruolo fondamentale che può essere svolto dal medico di famiglia).
Anche esercitando la professione del ginecologo può accadere di non accorgersi del disagio sessuale di una paziente: troppo spesso infatti, l'affannosa e talvolta affrettata ricerca del sintomo e della diagnosi impedisce di raccogliere la timida e mascherata richiesta di aiuto che la paziente ci rivolge.
Ecco perché non ci stancheremo mai di ribadire il concetto che uno dei principali doveri di chi è preposto alla tutela della salute è quello di ricorrere un po' meno al proprio strumentario e un po' di più alla propria capacità di saper ascoltare. Alla gente, invece, bisogna far comprendere che avere un qualche problema sessuale non è cosa di cui vergognarsi o da ignorare, nascondere, rimuovere; nessuno si vergognerebbe di confessare o alla propria partner o al medico di non digerire bene o di soffrire di mal di testa. Dichiarare un proprio disagio sessuale con chi ci vive accanto o col medico significa già di per sè l'intenzione di risolverlo: questo e già terapia.
In altri articoli l'occasione ritorniamo su questi temi affrontandone via via aspetti diversi; per il momento vorremmo lasciare la conclusione di questa breve relazione a Fromm: «la persona psichicamente sana è la persona produttiva e non alienata. Si pone in rapporto con il mondo con amore e si serve della ragione per afferrare obiettivamente la realtà. Si sperimenta come un'entità individuale unica e allo stesso tempo si sente una cosa sola con i propri simili. Non è soggetta alla autorità irrazionale, ma accetta volontariamente l'autorità razionale della coscienza e della ragione. Finché vive continua a nascere e considera il dono della vita come l'occasione più preziosa che ha».
Sandro Viglino ginecologo
pubblicazione del 1986
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