"Proprio così - conferma il professor Marcello Monti, Associato presso la Clinica Dermatologica dell'Università di Milano - Anche se i picchi massimi di incidenza della malattia si riscontrano soprattutto nei momenti di massimo "disordine" sociale (ad esempio negli anni delle guerre mondiali o durante la "rivoluzione" pacifica del ‘68, non ci sono dubbi che in questo periodo le malattie sessualmente trasmesse siano uno spauracchio. Più o meno, stando alle statistiche, ogni anno in Italia si verificano circa 3-4000 nuovi casi di infezione".
Ma perché si torna a parlare di rischio sifilide
Secondo gli esperti recentemente riuniti a Milano in occasione dell'Undicesima Riunione di Microbiologia, le particolari condizioni sociali che si stanno verificando nel nostro paese rendono molto attuale il problema". Sicuramente la cosiddetta "prostituzione occasionale" è un fenomeno in aumento e favorisce la trasmissione dell' infezione perché spesso queste persone non sono correttamente seguite sotto il profilo sanitario come invece capita alle prostitute professionali. Poi non bisogna sottovalutare l'importanza epidemiologica dei viaggi di "turismo sessuale". Sempre più si organizzano charter verso località esotiche in cui la prostituzione giovanile a basso costo è molto sviluppata (Caraibi, Thailandia, Cuba); questa accentua il pericolo della sifilide "d'importazione". Infine, pur senza alcuna colpevolizzazione, anche l'immigrazione extracomunitaria contribuisce ad innalzare il "pericolo" sifilide. "Sappiamo con certezza, ed i dati sulle altre malattie sessualmente trasmesse lo confermano, che il continente africano rappresenta una sorta di "bomba innescata" - riprende Marcello Monti. Le condizioni sociali in cui spesso queste persone sono costrette a vivere in Italia (rapporti omosessuali, situazioni igieniche drammatiche), non fanno altro che aumentare il rischio che l'infezione si diffonda anche da noi".
Come difendersi dal "mal francese"
In teoria la cura è molto semplice: pochi giorni di trattamento antibiotico sono più che sufficienti a debellare il germe della malattia. Ma occorre soprattutto prevenire: ed attualmente, su questo fronte, non si fa ancora abbastanza. "Non prevenire è un errore grave perché la sifilide, oltre ad essere una malattia tutt'altro che banale, provocando delle ulcere ai genitali favorisce il contagio con più gravi patologie sessualmente trasmesse. Per fortuna, proprio nell' ottica preventiva, oggi ci sono notizie incoraggianti. Sono infatti disponibili nuovi test diagnostici che consentono di effettuare la ricerca del treponema (il microorganismo responsabile della malattia) in maniera automatica e con una precisione di gran lunga maggiore. Questo sistema è stato messo a punto dai ricercatori della Ortho Diagnostic Systerm" e si chiama Ortho Syphilis EUsa Test. Si tratta di un'indagine immunoenzimatica che assicura l'evidenziazione dei diversi anticorpi chiamati in causa nel corso dell'infezione, ma in fasi diverse. Ad esempio, le IgM (cioe le immunoglobuline che si "attivano" per prime in caso di infezione), crescono solo nelle prime settimane, mentre le IgG (altro tipo di immunoglobuline) tendono ad aumentare nei periodi successivi. Il nuovo test consente di cogliere i diversi anticorpi e quindi di evidenziare anche quei casi di sifilide primaria "nascosta" che con le normali metodiche laboratoristiche venivano "perduti". Non si tratta certo di un vantaggio irrilevante: basti pensare che, secondo una statistica internazionale pubblicata sull' "International Journal of Sexual Trasmitted Diseases and Aids" la metodica VDRL è in grado di cogliere la presenza anticorporale nel 70% dei casi contro il 75% della TPHA e che le due metodiche assieme arrivano solo all'84% di sensibilità. Questi risultati sono nettamente superati dai nuovi test che uniscono alla precisione anche l'indubbia praticità derivante dalla completa automatizzazione dell'indagine.
pubblicazione del 1994
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